La ricerca finanziata dalla Fondazione intitolata all'attore americano Michael J. Fox e la scoperta dell'università del Colorado rafforzano la lotta contro il morbo..
Una nuova speranza per la cura del morbo di Parkinson. Si chiama “Parkinson's Progression Markers Initiative” ed è un progetto di ricerca quinquennale completamente dedicato all'identificazione degli sconosciuti biomarcatori – sostanze, processi o caratteristiche dell'organismo umano – associati alla ben nota e rovinosa malattia neurologica: un obiettivo importante, perché non esistono ancora farmaci in grado di rallentare, o ancor meglio arrestare il decorso del Parkinson, disturbo che colpisce 200 mila persone soltanto in Italia, 5 milioni in tutto il mondo.
La ricerca finanziata dalla Fondazione intitolata all'attore americano Michael J. Fox e la scoperta dell'università del Colorado rafforzano la lotta contro il morbo..
Una nuova speranza per la cura del morbo di Parkinson. Si chiama “Parkinson's Progression Markers Initiative” ed è un progetto di ricerca quinquennale completamente dedicato all'identificazione degli sconosciuti biomarcatori – sostanze, processi o caratteristiche dell'organismo umano – associati alla ben nota e rovinosa malattia neurologica: un obiettivo importante, perché non esistono ancora farmaci in grado di rallentare, o ancor meglio arrestare il decorso del Parkinson, disturbo che colpisce 200 mila persone soltanto in Italia, 5 milioni in tutto il mondo.La preziosa ricerca è finanziata con 40 milioni di dollari dalla fondazione intitolata all'attore americano Michael J. Fox, sofferente per il Parkinson da oltre vent'anni: «Il nostro è un approccio rivoluzionario – ha spiegato Maurizio Facheris, direttore associato dei programmi di ricerca della Fondazione – Attualmente i pazienti affetti dalla malattia possono solo vederne alleviati i sintomi attraverso specifici trattamenti. Individuando almeno un biomarcatore, al contrario, la scienza potrà contare su uno strumento fondamentale nell'individuazione di nuove terapie in grado di modificare realmente il decorso del morbo». Secondo gli esperti, in pratica, la conoscenza dei suddetti “markers” consentirà di prevedere, diagnosticare e monitorare il Parkinson, determinando oltretutto possibili cure efficaci. Coordinato dal professor Kenneth Marek, lo studio segue 600 volontari, 400 affetti dal Parkinson, in 18 centri tra gli Stati Uniti e l'Europa. L'intera ricerca quinquennale è basata esclusivamente sull'osservazione: non saranno dunque testati farmaci sperimentali, ma gli scienziati raccoglieranno dati e campioni biologici utili per individuare i biomarcatori (tutto il materiale, tra l'altro, potrà essere utilizzato anche da ricercatori qualificati esterni all'indagine). «Finalmente possiamo fare qualcosa per aiutare milioni di persone – ha dichiarato Michael J. Fox – Stiamo per trovare la cura per la malattia di Parkinson, ma ora più che mai dobbiamo lavorare tutti insieme». Nel frattempo, un'altra buona notizia arriva dall'università di Colorado, dove un gruppo di scienziati ha scovato una sostanza (il fenilbutirrato) in grado di influenzare l’attività di un gene particolare (DJ-1) proteggendo i neuroni della “substantia nigra”, un’area ridotta del sistema nervoso centrale: proprio la morte di queste cellule cerebrali causa (almeno secondo le conoscenze attuali) i tremori incontrollabili e le difficoltà di movimento degli arti, sintomi comuni del morbo di Parkinson. «Più precisamente – ha spiegato Eugene Mosharov, docente di neurologia e psichiatria della Columbia University – la morte dei neuroni è dovuta all’interazione fra tre diverse molecole: il neurotrasmettitore dopamina, un canale per il calcio e la proteina sinucleina». Un circolo vizioso interrotto dal nuovo farmaco scoperto dai ricercatori americani. «Le medicine adoperate oggi – hanno spiegato gli scienziati – agiscono sugli effetti e non sulla degenerazione delle cellule cerebrali. Un problema potenzialmente risolto dal nuovo farmaco». Che, se i risultati saranno confermati, potrebbe presto rappresentare un'arma importante contro il Parkinson.