L'avvertimento arriva dagli specialisti di medicina interna, che ricordano che a rimetterci è la salute dei pazienti
Lo chiamano “effetto porte girevoli” e fa sì che bastino pochi mesi per dover essere ricoverati nuovamente in ospedale dopo essere stati dimessi. Il problema riguarda soprattutto gli anziani, e a puntare le luci dei riflettori sui suoi costi in termini sia di spesa sanitaria che di salute dei pazienti è la Società Italiana di Medicina Interna (SIMI). Diffondendo i dati raccolti nel Registro nazionale REPOSI (REgistro POliterapie SIMI), la società svela che alla base del problema c'è anche l'eccesso di prescrizione di farmaci inappropriati, triste realtà per 1 paziente su 5.
L'avvertimento arriva dagli specialisti di medicina interna, che ricordano che a rimetterci è la salute dei pazienti
Lo chiamano “effetto porte girevoli” e fa sì che bastino pochi mesi per dover essere ricoverati nuovamente in ospedale dopo essere stati dimessi. Il problema riguarda soprattutto gli anziani, e a puntare le luci dei riflettori sui suoi costi in termini sia di spesa sanitaria che di salute dei pazienti è la Società Italiana di Medicina Interna (SIMI). Diffondendo i dati raccolti nel Registro nazionale REPOSI (REgistro POliterapie SIMI), la società svela che alla base del problema c'è anche l'eccesso di prescrizione di farmaci inappropriati, triste realtà per 1 paziente su 5.
Secondo la SIMI quando arriva in ospedale il 59% degli anziani sta già assumendo più di 5 medicinali al giorno. Analizzando il consumo dopo le dimissioni questa percentuale sale addirittura al 72% e al suo interno la maggior parte dei pazienti deve assumere più di 6 medicinali. “Il carico – spiegano dalla SIMI – aumenta spesso senza che ve ne sia un reale bisogno, perché ad esempio a un paziente su quattro vengono prescritti inutilmente antidepressivi e a due su tre gastroprotettori senza una vera utilità”. Secondo Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico del Policlinico di Milano, i motivi che spingono alla prescrizione di così tanti farmaci sono da cercare nella grande prevalenza delle malattie croniche – che colpiscono il 38% degli over 65 e il 64% degli over 85 – e nella diffusione della multimorbilità, ossia della presenza contemporanea di più malattie indipendenti l'una dall'altra. L'esperto sottolinea l'esistenza di una situazione in cui la politerapia “ha assunto ormai proporzioni enormi” e fa sì che “nel 60% dei casi” gli anziani “sono esposti ad almeno un'interazione che in un caso su quattro può rivelarsi clinicamente grave”.
“L'aumento del pericolo di reazioni avverse – ricorda Mannucci – incrementa di conseguenza la probabilità di visite mediche, nuovi ricoveri e anche la mortalità”. I rischi riguardano l'aggravarsi di patologie esistenti, la comparsa di nuovi sintomi che portano a nuove prescrizioni e l'aumento della possibilità di commettere errori nel prescrivere un farmaco, e a conti fatti il risultato è che spesso gli anziani vengono curati troppo e male, finiscono per assumere farmaci che non gli sono utili e non ricevono, invece, medicinali appropriati.
In questo panorama, purtroppo, il ricovero in ospedale non migliora la situazione. “Non è l'occasione per un ripensamento della strategia terapeutica nell'ottica di una riduzione del carico farmacologico – sottolinea Mannucci – anzi è piuttosto un momento in cui si aggiungono ulteriori medicinali”. La priorità, ricorda l'esperto, dovrebbe invece essere “una revisione critica del carico di farmaci per stabilire priorità terapeutiche e 'tagliare' quelli inutili o inappropriati”. I benefici non saranno solo economici, ma avranno anche un altro importante risvolto: una maggiore aderenza alle terapie che servono davvero, con conseguente miglioramento della loro efficacia e della qualità della vita di chi le assume.
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